Diano Castello

Altitudine: m 135 s.l.m.

Superficie: km2 6

Distanza da Imperia: km 9,5

Abitanti: nel 1881 1787 - al 2017 2221

Festa patronale: 6 Dicembre - San Nicola di Bari

Informazioni: Comune tel. 0183 40771


Diano Castello venne fondata attorno al Mille per offrire una difesa più sicura agli abitanti della costa dalle incursioni barbaresche, e fu feudo dei marchesi di Clavesana che la riconobbero libero Comune nel 1171.

Il borgo costituisce poi, assieme a Diano Marina e a numerosi altri centri della vallata, la "Communitas Diani" che dal 1195 passa sotto il controllo di Genova.

Nel 1204 Genova impose la restituzione di pecore e formaggi ai Dianesi da parte di alcuni contadini delle vallate circostanti il paese, mentre, sedici anni dopo, l'imperatore Federico II ordinò alle autorità genovesi di cessare le scorrerie nel territorio dei Dianesi.

Diano Castello è ricco della sua storia anche per i documenti raccolti dallo storico Bianchi.

Visita al Borgo

Arrivati all'inizio del borgo, di fronte alla grande loggia medievale, imbocchiamo la stretta via sotto il volto a sinistra della loggia e scendiamo a parcheggiare nel piazzale sul cui lato di ponente c'è la casetta con architrave in pietra nera intagliata con una elaborata "Annunciazione".

Ripassiamo a piedi sotto il volto recentemente affrescato con stemmi araldici ed andiamo a sinistra sotto la Loggia Municipale, dove sono riportati la pianta del borgo settecentesco redatta dal Vinzoni, gli stemmi dei Comuni con la data della loro adesione alla Communitas  Diani, e due lapidi in marmo del 1336 con il testo sovrastato dal grifone alato, simbolo medievale della "Communitas"; qui ha sede l'Ufficio Turistico, sulla cui facciata sono murati piccoli capitelli mentre la finestra è decorata da due colonnine in marmo.

Usciti dalla loggia risaliamo a sinistra via Meloria fiancheggiando la facciata del quattrocentesco palazzo Quaglia, oggi sede municipale, decorata dall'affresco regalato dalla Repubblica di Genova a Diano Castello in segno di riconoscenza per l'eroismo dimostrato nella battaglia della Meloria (1284), il decisivo scontro navale in cui la Superba stroncò per sempre la rivale Repubblica marinara di Pisa.

L'affresco riproduce le due opposte flotte schierate, e riporta la scritta: "Pisarum classis nostra victoria laeta Diani cuius causa fuere viri" che ricorda appunto come furono proprio gli uomini di Diano la causa della felice vittoria della flotta genovese su quella pisana.

Il lato sud del palazzo ingloba la torre quadrangolare merlata, molto rimaneggiata, che difendeva l'accesso al borgo e che ne fu anche la prigione.

Sulla lastricata via Meloria sorge subito dopo un altro palazzo settecentesco con sedili in pietra lungo la facciata, ma noi lasciamo la strada e risaliamo la rampa a sinistra raggiungendo il sagrato della barocca chiesa di S. Nicolò da Bari del 1717 cui il terremoto del 1887 mozzò il campanile; alta sulla facciata campeggia una meridiana.

L'interno a navata unica conserva sopra l'altar maggiore un crocifisso del 1719 di Anton Maria Maragliano (1664-1739); i sedili del coro, in legno intagliato, sono del 1749, epoca cui risalgono anche le altre statue e tele qui conservate.

Usciti dalla chiesa prendiamo a sinistra risalendo il vicolo fino a raggiungere il ciottolato di piazza Clavesana sul cui lato sud possiamo vedere i resti, risalenti ai primi secoli dopo il Mille, della antica residenza dei marchesi omonimi signori del borgo.

Murato nella parete fra due teste di leone a tutto rilievo è un monolite intagliato con la scena del battesimo di Cristo fra due stemmi araldici abrasi; sul terrazzino decorato con archetti pensili si è conservato l'antico pozzo che pesca nella sottostante cisterna alimentata dalla grondaia.

Superato all'11 il portone sormontato da un tondo in pietra intagliata con la figura del Cristo raggiungiamo poi il piccolo slargo su cui sporge l'abside traforata da due monofore della romanica chiesa dell'Assunta costruita attorno al Millecento in pietra da taglio, decorata nel sottotetto con archetti pensili dai peducci intagliati a mago-custode.

Sulla parete a sinistra dell'abside si aprono due porte e due monofore strombate, tutte con arco romanico; sul fianco opposto c'era l'altra porta laterale (ora sostituita da una vetrata che consente di osservare l'interno) sormontata dalla lapide in marmo intagliato con Vergine e Bambino.

La chiesa conserva all'interno, sulla parete destra e nell'abside, un ciclo di affreschi quattrocenteschi di pittore ligure-piemontese che fra l'altro documentano come d'altra parte ci confermano molti altri affreschi del Ponente che l'invenzione del fumetto (all'epoca raffigurato in cartiglio) ha origini antiche.

Dalla piazzetta scendiamo a destra la rampa con pavimento in mattoni che, superato il pozzo nella nicchia a destra, ci immette in piazza Giudice dove sorge una casa quattrocentesca in pietra squadrata con bel portale in pietra ad arco ogivale.

Proseguendo per via Borgo raggiungiamo i resti della porta settentrionale del borgo, detta Portello di San Pietro; nel muro a destra accanto ai cardini in ferro c'è la feritoia quadrangolare attraverso cui colpire i nemici fuori mura, ed un'altra strettissima ed alta si apre nella parete alla nostra sinistra al di qua della porta per colpire il nemico che fosse comunque riuscito ad entrare.

Chi ha voglia e gambe per una breve passeggiata in campagna può scendere la rampa prendendo poi a destra sulla strada asfaltata; scenda la scalinata a sinistra, vada avanti per circa trecento metri fino alla casa isolata subito prima della quale prenda la mulattiera a sinistra per raggiungere, cento metri dopo la casa che sorge sul ciglio della via, la medievale fontana del Melo, con profonda vasca in pietra coperta da un volto.

Chi invece prosegue dritto per via Borgo trova al 23 un bel portale in pietra nera con stipiti intagliati a medaglione con maghi-custode guerrieri in bassorilievo.

Poco più avanti sorge il quattrocentesco oratorio di S. Croce e S. Bernardino ristrutturato poi nel Seicento, che conserva all'interno a navata unica, nell'originaria abside quadrangolare oggi parete di destra l'affresco "Annunciazione" della seconda metà del Quattrocento di Tomaso e Matteo Biazaci da Busca, di cui è purtroppo andata perduta la parte inferiore.

L'edificio ospita nel periodo natalizio la tradizionale mostra di oltre cento presepi.

Sull'adiacente spiazzo alberato sorge la protoromanica chiesa di S. Giovanni Battista, costruita attorno al Mille a tre navate di cui quella nord poi sciaguratamente demolita nel secolo scorso per allargare la strada sottostante.

L'edificio, con tetto a capriate coperto a lastre di pietra, è in conci squadrati su cui si aprono nell'abside e lungo la parete sud piccole monofore strombate ad arco tondo; nei pressi dell'ingresso laterale sono due consunti rocchi di colonna.

All'interno particolarmente interessante e rara è la copertura del sottotetto, in legno policromo a cassettoni; accanto all'altare è conservata una lapide in marmo con intagliate le date 1472 e 1482 e le iniziali A e G ai lati di una bilancia.

Usciamo dal sagrato e scesa la breve rampa prendiamo a sinistra lungo l'asfaltata via delle Torri; dopo un centinaio di metri incontriamo a sinistra i ruderi della Porta del Mercato, dominati dall'alta facciata della già vista chiesa dell'Assunta, con finestrella a croce nel tondo centrale.

Più avanti, trenta metri dopo la fontanella con vaschetta in marmo consunto, c'è a destra inglobata fra le case l'unica torre rimasta a giustificare il nome della strada; il fortilizio a pianta quadrangolare conserva la feritoia sulla strada ma è deturpato da una scala e rimaneggiato in abitazione.

Ripresa l'auto ripassiamo sotto il volto e prendiamo a sinistra lungo via Meloria, superiamo l'altro volto e all'incrocio andiamo a destra; subito dopo incontriamo a destra il vialetto alberato che porta alla cinquecentesca chiesa di S. Maria degli Angeli del convento dei Francescani, con bel chiostro.

Proseguendo in auto, dopo circa un chilometro e mezzo incontriamo sul ciglio destro della strada la quattrocentesca cappella di S. Sebastiano, con tracce di affreschi a destra della porta e porticato a sedili con volta a crociera retta da massicci pilastri.

Dalla bassa finestrella in facciata possiamo vederne l'interno, con l'abside decorata da quattrocenteschi affreschi di autore ignoto, tetto a capriate e sedili in pietra lungo tutto il perimetro interno; murata nella parete destra c'è una rozza acquasantiera in pietra ed accanto all'ingresso si alza la colonnina in pietra che ne reggeva un'altra ora scomparsa.

Proseguendo in auto verso nord al primo bivio prendiamo a sinistra per Diano Arentino e al successivo ancora a sinistra seguendo l'indicazione per Pontedassio che in cento metri ci porta a Diano Arentino.