Diano Arentino

Altitudine: m 331 s.l.m.

Superficie: km2 8

Distanza da Imperia: km 14

Abitanti:
- nel 1881 535
- al 2017 729

Festa patronale:
20 Luglio - Santa Margherita

Informazioni: Comune tel. 0183 43048


Sembra che "Arentino" sia un aggettivo in -ino collegabile con il latino adhaerentem, da cui deriverebbe la locuzione dialettale "a rente" ovvero "vicino, accosto".

Nasce nel primo Medio Evo quale feudo dei marchesi di Clavesana e confluisce poi nella "Communitas Diani".

Visita al Borgo

Lasciamo l'auto sullo spiazzo antistante il porticato della chiesa di S. Margherita, che già ottenne il diritto ad impartire il battesimo nel 1585; la chiesa venne interamente rifatta nel Seicento quando la struttura fu capovolta invertendone l'abside con la facciata; all'interno le originarie colonne in pietra che la dividono in tre navate vennero adattate a pilastri.

Custodisce il seicentesco polittico "Vergine sul trono con Santi" di autore ignoto, la quattrocentesca panca dei marchesi di Clavesana ed una anonima "Trinità" seicentesca.

Sul barocco campanile sono due ben conservate meridiane del 1868.

Salendo a piedi a destra della chiesa e tenendoci sempre sulla destra possiamo fare un breve giro nel borgo; dalla discesa che ci riporta all'auto si stacca a sinistra il sentiero che raggiunge il dismesso oratorio di Santa Croce che vediamo sul poggio di fronte; l'edificio è ormai in sfacelo, esempio fra i tanti di come l'evolvere dei tempi corroda fino a cancellarle le testimonianze del passato.

Ripresa l'auto torniamo indietro e al bivio prendiamo a sinistra procedendo per tre chilometri e mezzo tra gli ultimi uliveti che già si alternano al bosco fino ad arrivare ad Evigno, dove sorgeva attorno al Mille uno dei castelli dei Clavesana di cui oggi non restano tracce.

La barocca chiesa di San Bernardo, che conserva all'interno il cinquecentesco polittico su tavola "San Bernardo in trono" di Raffaello e Giuli De Rossi (1552), ha sopra la porta laterale sinistra una moderna meridiana e nel piccolo slargo che la precede i tre rocchi di colonna in pietra rimasti a ricordarci la costruzione originaria.

A fianco della chiesa sorge il rustico piccolo oratorio, con scaletta semicircolare in pietra e tettuccio sopra la porta affrescata in lunetta con una Crocifissione. Proseguendo in auto, dopo circa trecento metri di sterrato arriviamo alla panoramica Cappella della Madonna della Neve; volendo fare una passeggiata a piedi in meno di due ore da qui si raggiunge il Pizzo d'Evigno (m. 986) con bel panorama sulla Alpi e sul mare.

Tornati in auto alla provinciale scendendo fra i boschi che cedono sempre più agli ulivi prendiamo a sinistra al primo bivio e a destra a quello successivo raggiungendo dopo cinquecento metri Diano Borello, dove parcheggiamo nel panoramico piazzale sottostante la chiesa di San Michele.

La costruzione venne eretta su di un tempietto pagano in epoca romanica ma fu poi rimaneggiata, per cui la facciata è ora barocca con grande orologio sulla destra, e portale ad arco ogivale affrescato in lunetta un "S. Michele" della chiesa originaria è rimasto l'architrave monolitico del 1485 scolpito con trigramma in un tondo fra due rosette.

Il piccolo quadrangolare campanile ha una stretta monofora, ed archi pensili alla cella campanaria; vi campeggia il quadrante di una meridiana ad ora italica col motto: "parte quest'ombra e riede alor s'aggiorna ma l'uom qual ombra fugge e più non torna".

Il rocco ed il tronco di colonna che giacciono a terra all'inizio del sagrato provengono dalla demolita cappella di S. Rocco che sorgeva a valle del camposanto.

L'interno della chiesa è a tre navate divise da quattro colonne in pietra legate da archi a sesto acuto; all'ingresso è sistemata l'acquasantiera in pietra intagliata e dietro l'altare maggiore è conservato il polittico "San Michele" di Antonio Brea del 1516, alla cui sinistra è murato il cinquecentesco armadietto in marmo per gli oli santi.

Nella prima cappella di sinistra è conservato il massiccio fonte battesimale monolitico ottagonale realizzato attorno al Mille; ai lati sono stati sistemati due pilastrini in marmo intagliato sormontati da una palla in pietra che facevano parte del tempietto romano su cui venne eretta la chiesa originaria.

A sinistra della chiesa sale la breve rampa che ci porta al vicino oratorio della Santa Croce con porticato su pilastri e portale in pietra nera sormontato da edicola, con il monolitico architrave intagliato con le figure degli incappucciati membri della Confraternita che si autoflagellano genuflessi ai lati della croce.

Da Borello torniamo indietro sulla strada già percorsa fino al bivio da cui prendiamo a destra; dopo due chilometri superiamo il ponte e prendiamo a sinistra raggiungendo Diano Roncagli, con la barocca chiesetta di S. Lucia dal campanile a cuspide coperto con mattonelle policrome ed edicola in pietra nera murata nella parete sinistra.

Possiamo fare un giro per il piccolo borgo scendendo la rampa a sinistra della chiesa da cui, notato sotto la loggia a sinistra un pezzo di colonna della vecchia costruzione, torniamo al parcheggio osservando che un altro pezzo di colonna della vecchia chiesa è finito murato davanti al 3.

Ridiscendendo in auto fermiamoci al ponte e attraversato il varco nel guard-rail scendiamo la scaletta che porta al torrente raggiungendo così il bel ponte romanico a due arcate asimmetriche molto accentuate, che regge al centro, sul pilastro con speroni, la piccola edicola che conserva una consunta statuetta in marmo della Vergine. Anche l'edicola mostra l'usura del tempo: la scritta "Mater misericordiae" è ormai quasi illeggibile.

Ripresa l'auto anziché ripercorrere il ponte asfaltato proseguiamo a sinistra ed entriamo così nel territorio di Diano Borganzo superando sul ciglio destro della strada la chiesetta di S. Giovanni Battista con leziose colonnine e stucchi in facciata; costruita nel 1838 e poi dismessa, appartiene oggi ad un privato che la utilizza come magazzino.

Subito dopo si stacca a sinistra la rampa che ci porta alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano e Presentazione di Maria che conserva dietro l'altar maggiore il grande polittico del 1518 "Madonna della consolazione" di Antonio Brea.

Sul lato sud del campanile c'è una ben conservata meridiana col motto: "Aspice mortali tempus et considera velut umbra praeterit" che ci invita a meditare sull'inesorabile passare del tempo e sull'ombra che avanza; sul lato opposto della chiesa una lapide assai più prosaica invita a non bestemmiare.

Proseguendo lungo la provinciale dopo due chilometri arriviamo a Diano San Pietro.