Altitudine: m 370 s.l.m.
Superficie: km2 14
Distanza da Imperia: km 16
Abitanti:
- nel 1881 1007
- al 2017 574
Festa patronale: 26 Dicembre - Santo Stefano
Informazioni: Comune tel. 0183 52415
Costituita dalle borgate "Castello", "Villa" e "Gerini", Chiusanico era il capoluogo della castellania di Monte Arosio.
In base a una suggestiva ipotesi non ancora confermata sotto il profilo archeologico, il paese, assieme a Lucinasco e alla vicina Chiusavecchia, avrebbe costituito, intorno al VII secolo, una "chiusa di valle bizantina", ossia un sistema di torri e fortificazioni destinate alla difesa contro l'avanzata dei Longobardi.
Alla fine del Quattrocento è da segnalare inoltre l'attestazione, in numerosi documenti, di un certo Cristoforo Colombo nativo di Chiusanico che presenterebbe significative analogie con lo scopritore dell'America.
In particolare, dagli atti rogati dal notaio Gaspare Ardizone risalenti alla fine del XV secolo ma giuntici soltanto in copie secentesche, risulterebbe che Domenico Colombo, padre di Cristoforo, suo padre Giovanni e suo fratello Bernardo, fossero originari del "Luogo di Plausanico, Castellania di Monteroso, Valle di Oneglia"; a suffragare ulteriormente la tesi dell'origine chiusanichese di Colombo vi sono pure due documenti, conservati presso l'Archivio di Stato di Genova e costituiti da un testamento del 1477, con il quale Giovanni Colombo di Chiusanico lasciò i suoi beni ai due figli Domenico e Bernardino e 25 scudi al nipote Cristoforo, figlio di Domenico; e da un atto di vendita del 1468 con cui Domenico Colombo cedette al fratello Bernardo i beni che possedeva in Chiusanico, dato che si era nel frattempo trasferito a Savona con i figli Cristoforo, Bartolomeo e Giovanni.
Dai nomi citati in questi due atti, rogati dal notaio Antonio Sibotallone, si evince chiaramente la quasi identica corrispondenza delle persone citate in tali documenti con quelle che compaiono nell'albero genealogico dei Colombo genovesi, con la differenza che il Cristoforo di Chiusanico era già nato nel 1447 mentre il Cristoforo genovese è nato nel 1451.
La tradizione dei Colombo di Chiusanico rimane tuttora particolarmente viva nel paese, che la custodisce da secoli nonostante l'incertezza ancor oggi regnante tra gli storici sulle reali origini del navigatore.
I suoi natali sono contesi da diverse città italiane e straniere con Genova, che però può oggettivamente far valere i suoi diritti di luogo natio di Colombo su un'antica e consolidata tradizione di studi e documenti, ormai riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale.
Già sotto il dominio del vescovo di Albenga, passa nel 1298 ai Doria e poi nel Cinquecento ai Savoia che la infeudano alla famiglia Gandolfi conservandone da allora il dominio.
Visita al Borgo
All'inizio dell'abitato sorge sulla destra la parrocchiale chiesa di Santo Stefano costruita nel Quattrocento ma poi rifatta dall'architetto Cantoni nel primo Ottocento, che conserva dietro l'altar maggiore il polittico "Santo Stefano" di Giulio De Rossi (1580-82).
Nel primo altare a destra è murata in basso a sinistra una lapide in marmo a croce greca con su scolpita fra l'altro una colomba, che dimostrerebbe, così come lo stemma con colomba ripetuto nei capitelli delle colonne laterali di questo stesso altare, che lo scopritore delle Americhe era di queste parti; ad ogni buon conto in paese gli hanno dedicato una strada.
A destra della scalinata che sale alla chiesa si distacca la rampa in cemento che proseguendo poi in buon sterrato in poco più di un chilometro ci porta all'oratorio di San Lorenzo.
La costruzione, oggi abbandonata fra gli ulivi, venne realizzata attorno al Millecento; nella facciata anteriore dei due pilastri del porticato sono inglobati in alto due conci intagliati rispettivamente con un gallo ed un agnello.
Dal buco della serratura possiamo sbirciare all'interno la semplice costruzione con tetto a capriate, sediletti in pietra lungo lepareti ed altare in marmi intarsiati in parte asportati dai ladri, che si sono portati via anche la campana dal tetto della chiesetta.
Tornati in auto alla provinciale, per visitare il borgo proseguiamo ancora per trecento metri ed imbocchiamo quindi la rampa sulla destra che ci porta al parcheggio alberato.
Da qui a piedi a fianco della chiesa risalendo via dei Principi fino all'asilo, decorato da due edicole, poco oltre il quale si apre sulla destra l'ampia Loggia Municipale con a terra rocchi di colonne in pietra.
Proseguendo lungo via al Castello raggiungiamo la civettuola piazzetta omonima con ciottolato bianco e nero, bel portale duecentesco sulla destra e meridiana moderna, e proseguendo lungo il vicolo che si diparte dalla fontanella con abbeveratoio passiamo sotto l'arco in pietra della porta delle mura; circa dieci metri dopo, murata sulla facciata della casa a destra, troviamo una lapide intagliata con bel bassorilievo arcaico.
Nello slargo sovrastante sorge la chiesetta di Sant'Anna, edificata sulla roccia e sostenuta da contrafforti laterali, con meridiana scolorita sulla facciata e piccolo campanile a vela.
Tornati all'auto proseguiamo lungo questa deviazione raggiungendo Torria, dove parcheggiamo sul sagrato.
Attorno corre il recinto con spezzoni di colonna sormontati da una palla in pietra della originaria chiesa di San Martino, poi rifatta in barocco con il prolungamento di facciata ed abside a divenire le pareti laterali della nuova più ampia costruzione.
La facciata originaria si trova così oggi in- globata nella parete sinistra che ne conserva il bel portale in pietra nera datato 10 marzo 1477, con bassorilievo raffigurante San Martino a cavallo; con la spada taglia il suo mantello per darne la metà ad un povero; sulla stessa parete c'è anche una meridiana piuttosto deteriorata.
La nuova nuda facciata è decorata da un bassorilievo in marmo con la stessa scena e da un altro intagliato a Trigramma.
In sagrestia sono conservate quattro curiose tele seicentesche, originariamente ritratti di personaggi laici, probabilmente della famiglia Doria, cui nel ‘700 è stata messa in mano la palma del martirio per trasformarli nei santi Cosma, Damiano, Faustino e Giovita.
A sinistra della chiesa sorge il dismesso oratorio di San Giovanni, nel cui portico gli affreschi stanno andando in rovina; accanto c'è il massiccio oratorio dell'Annunciazione costruito nel 1727 dall'architetto Marvaldi da Candeasco, nei cui pressi si stacca via Piave che imbocchiamo.
Raggiungiamo così piazza Brigate Liguria dove, poco oltre il bel portale in pietra del 1656, al 31 si apre la cinquecentesca bella Loggia Municipale retta da basse colonne in pietra nera di diversa fattura, che ospita la fontana-abbeveratoio; sulla parete c'è una meridiana.
Proseguendo per via Gandolfo, notato a sinistra il bell'arco in pietra in via Paganini, troviamo poi un loggiato edificato sulla roccia viva ed una casa con portale in pietra ed infine, allo slargo con fontanella, una casa cinquecentesca con portale in pietra deturpato però da una soletta in cemento.
Un'antica tradizione del borgo era inoltre costituita dal cosiddetto pastun, che si svolgeva il giorno del Giovedì Santo in ricordo dell'Ultima Cena a cura della Confraternita di San Giovanni Battista cena con predefinito per solo uomini (consisteva in 1 acciuga sottosale, 3 aggiughe fritte, pasta mostaccioli conditi con sugo speciale di magro, buridda di stoccafisso, stoccafisso bollito condito con olio, sale, prezzemolo e aglio e infine il baccalà infarinato e fritto in olio di oliva.
Alla fine del pranzo intonavano l'Oremus").
Tornati all'auto, possiamo fare una breve deviazione imboccando la strada che si stacca dietro l'abside della chiesa e che ci porta in pochi chilometri al Santuario della Vergine Addolorata, eretto sui resti di una chiesa medievale.
Quindi tornati sulla statale 28 prendiamo a sinistra che in 7 chilometri, fra gli ulivi, ci porta a Lucinasco.