Badalucco

Altitudine: m 179 s.l.m.

Superficie: km2 16

Distanza da Imperia: km 29

Abitanti: nel 1881 2327 - al 2017 1123

Festa patronale: 23 Aprile - San Giorgio

Informazioni: Comune tel. 0184 407007


Le origini del toponimo Badalucco, attestato nel XIII secolo nelle forme arcaiche di Baaluco e Badaluco, sono probabilmente connesse con il verbo onomatopeico batare, da cui il corrispettivo italiano "badare", nel senso di "far la guardia, sorvegliare", forse in riferimento all'antica funzione di caposaldo fortificato del borgo.

L'area a monte di Badalucco era già abitata in epoche remotissime, come testimoniano i ritrovamenti di reperti preistorici della Tana Bertrand al Monte Faudo oggi esposti al Museo di Sanremo; in epoca storica Badalucco è feudo fortificato dei Conti di Ventimiglia che lo vendono nel 1259 a Genova cui resterà da allora sempre soggetta.

Visita al Borgo

Arrivati a Badalucco parcheggiamo all'inizio dell'abitato a sinistra o, se non troviamo posto, al campo sportivo che raggiungiamo imboccando il ponte in cemento sul torrente Argentina.

Tornati a piedi attraversiamo la provinciale e fatti pochi passi a sinistra prendiamo la rampa in cubetti di porfido di via Quinto Marzio; arrivati al voltone su cui è edificata la chiesa saliamo la scalinata a sinistra e raggiungiamo lo slargo del "Ciazzà" su cui sorge la barocca chiesa Mater Misericordiae del 1791.

Da qui prendiamo a sinistra per via Fontana, superando al civico 47 i due giganteschi mortai in marmo ai lati della porta con architrave in pietra nera con scritta in parte abrasa: "NON MENTIETUR OPUS ... IO C.B.I."; proseguendo usciamo dall'abitato attraverso una porta del borgo oltre la quale è murata a destra la lapide che ricorda la missione dei Cappuccini di Genova del 1859 e promette quaranta giorni di indulgenza a chi recita la breve giagulatoria.

Se proseguiamo lungo la rampa asfaltata a destra raggiungiamo dopo quattrocento metri la cappella di San Sebastiano, originariamente corpo di guardia su cui poggia, controllando il passaggio scavato nella viva roccia, la porta orientale di accesso al borgo; nella cappella con campaniletto a vela sono conservati in teche di legno i quadri del Cristo e della Vergine e, dietro l'altarino, una anonima tela "San Sebastiano".

Torniamo indietro proseguendo oltre l'edicola al 15, l'atrio con bassa colonna in pietra ai piedi della scala al civico 17, il portale in pietra nera con decori sugli stipiti e tettuccio al civico 23 e la finestra-porta di antica bottega poco dopo a destra per arrivare alla più antica porta di accesso orientale al borgo murato, dotata di caditoie sotto la volta.

Superata la porta prendiamo a destra per via Ponte; dopo il portale in pietra nera con iscrizione latina deteriorata al civico 8 si aprono gli stretti e bassi vicoletti della cittadella medievale, proporzionati alla modesta statura degli uomini di allora.

Proseguendo incontriamo a sinistra una finestra-porta di antica bottega e quindi una bella altana con colonne; al civico 38 c'è un portale in pietra con architrave intagliato a Trigramma, ed uno analogo è al civico 42.

Qui di fronte, al civico 27, abitava certo un parente stretto di monsieur De Lapalisse, che ha sentito l'esigenza di far scolpire sull'architrave di casa l'avvertenza: "SINE COLUMNA CADET" (Senza colonna cade).

Siamo così sboccati sulla provinciale che attraversiamo per raggiungere il romanico Ponte di Santa Lucia del 1555 che scavalca il torrente Argentina con due arcate diseguali: in corrispondenza del pilone che le unisce sorge la cappella con portico a sediletti e piccolo campanile, costruita nel 1605 che, al di là della ragione devozionale, risponde anche all'esigenza funzionale di contrastare col proprio peso la spinta delle due arcate.

La pavimentazione del ponte, che era in origine dotato anche di porta che ne controllava l'accesso, conserva il ciottolato originario con il binario in lastroni di pietra per sostenere le ruote dei carri.

Riattraversata la provinciale proseguiamo per un breve tratto verso destra finché, giunti allo slargo, ci inoltriamo a sinistra per via A. Cane che percorriamo poi tenendoci sempre sulla destra finché sbocchiamo in piazza Gradi, con un piccolo affresco nell'ovale sopra il civico 9; da qui raggiungiamo la centrale via Bianchi che percorriamo prendendo a destra.

Siamo arrivati così al centro del borgo dove si apre a destra il bel portale del palazzo municipale in pietra nera e stipiti decorati con motivo a treccia; poco oltre sono murate due colonne trecentesche in pietra nera della originaria chiesa che sorgeva poco più avanti.

Accanto al municipio c'è l'oratorio di San Francesco del 1616, tuttora sede della omonima confraternita.

Sotto il campanile passa il vicolo che lo divide dalla parrocchiale chiesa di Santa Maria Assunta e San Giorgio fu costruita in stile barocco nel XVII sec.; l'edificio fu ulteriormente modificato nel XIX sec. L'elegante facciata sovrasta la piazza.

L'interno della struttura è composto da un'unica grande aula a pianta ellittica e conserva una scultura lignea di Anton Maria Maragliano.

Raffinata la Madonna, all'altar maggiore gruppo marmoreo con angioli di provenienza romana seicentesca, della scuola del Bernini che viene esposta solo in occasione delle festività relative.

Vi sono inoltre conservate diverse opere pittoriche databili dal XVII al XVIII secolo quali un pregiato dipinto di Francesco Maria Narice del 1756 raffigurante l'Assunzione della Vergine.

Nella sacrestia sono presenti tele del XVIII secolo del pittore Francesco Brea.

Sovrasta il paese la Chiesa di San Nicolò costruita nel XVIII secolo sulle rovine dell'antico castello dei Conti di Badalucco. Da qui si gode di una magnifica vista dall'alto del paese.

Torniamo indietro prendendo la prima a destra (salita Monte Ceppo) con vista sul torrente Argentina e sulla vallata; imboccata quindi a sinistra la via lastricata in cubetti di porfido scendiamo poi ancora a sinistra per via Boeri rientrando fra le mura attraverso la porta di accesso settentrionale al borgo.

Superato il voltone con edicola a sinistra e fontanella a destra, all'incrocio con la via che scende dalla chiesa proseguiamo a destra per via Gioberti dove troviamo a destra, sotto il secondo voltone, l'antica Podesteria con portale in pietra ad arco ogivale e fori delle caditoie sotto l'alta volta a crociera.

Inoltrandoci di qualche passo sotto il voltone a destra vediamo sporgere dalla parete a sinistra una canaletta in pietra: è l'erogatore attraverso cui in tempo di carestia veniva distribuita ai poveri la "razione" di grano, ammassato nella retrostante Podesteria per proteggerlo dalla folla affamata che si raccoglieva qui attorno.

L'atmosfera di quei tempi è ancora percepibile procedendo sotto i cupi archivolti che si susseguono poi per tutta la strada finché scendendo a sinistra la già percorsa via Ponte torniamo all'auto.

Proseguendo sulla provinciale incontriamo dopo poche centinaia di metri la barocca chiesetta della Madonna degli Angeli con portale in pietra nera preceduto dal piccolo portico e basso massiccio campanile a verde cupola tonda, con trifore nella cella campanaria; esattamente di fronte il torrente Argentina è scavalcato dal ponte medievale a tre arcate che dalla chiesetta prende il nome.

Sul versante occidentale di Monte Faudo a circa due ore da Badalucco si apre la Tana Bertrand, profonda venticinque metri, utilizzata come sepolcreto nell'Età del Rame: vi sono stati raccolti punte di freccia in pietra ed osso, un'ascia in pietra verde, collane di perle in calcite, in ardesia, in ematite, e due pendenti che raffigurano corpi femminili, oggi esposti al Museo di Sanremo, mentre nella vicina Grotta di Baraigo è stato trovato un bel pugnale lungo quattordici centimetri in selce finemente lavorata.

Da Badalucco la provinciale sale seguendo il corso dell'Argentina; dopo un chilometro si distacca sulla destra la deviazione che in un chilometro ci porta a Montalto Ligure.