Andora

Altitudine: m 10 s.l.m.

Superficie: km2 31,61

Distanza da Imperia: km 16

Abitanti: nel 1881 1235 - al 2017 7531

Festa patronale: 3 Maggio - Santi Giacomo e Filippo

Informazioni: Comune tel. 0182 6811236


Conclusa la visita a Cervo torniamo sulla via Aurelia e dirigiamoci a levante; giunti all'inizio dell'abitato di Andora, ci avviamo verso il castello dei Clavesana, al semaforo svoltiamo a sinistra seguendo poi sempre le indicazioni per l'autostrada.

Percorsi un paio di chilometri, alla rotonda che precede il casello prendiamo a destra e poi la prima a sinistra; al primo bivio proseguiamo tenendoci a destra sullo sterrato, voltando poi a sinistra all'incrocio successivo dove sorge un'azienda floricola, raggiungendo dopo poche centinaia di metri il parcheggio da cui saliamo a piedi prendendo a sinistra.

La mulattiera sale verso il castello dei Clavesana e passa attraverso la ben fortificata duecentesca porta-torre ai cui lati si dipartiva la cinta di mura ora scomparsa che proteggeva il sovrastante castello: la diversa tipologia dei due archi in pietra, a sesto acuto quello iniziale e a tutto sesto quello opposto, ci ricordano le incertezze dell'epoca tra gotico e romanico.

Sulla parete destra del volto a crociera che regge la torre il trecentesco affresco "Annunciazione" sovrasta l'arco attraverso cui effettuava i suoi controlli il corpo di guardia sistemato nel locale attiguo, del cui tetto rimangono tracce sulla parete esterna.

All'interno della torre costruita a due piani in squadrata pietra di Capo Mele come la vicina chiesetta i difensori accedevano attraverso le due finestre con scale a pioli che venivano poi tolte rendendo imprendibile il fortilizio; la parte superiore è stata ricostruita nel Seicento con merli ghibellini e cuspide al centro del terrazzo.

Visita al Borgo

Accanto alla torre sorge la suggestiva chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, eretta nella prima metà del milleduecento, che costituisce l'esempio più tipico dell'architettura religiosa ligure nel periodo tardo romanico.

Già Gotici sono gli archetti pensili sulla facciata, sui fianchi e sulle tre absidi; la bifora e la monofora diseguali sulla facciata; l'ampia polifora al centro; il portale laterale con doppia gradinata di accesso e gli archi a sesto acuto interni.

Per contro permane il carattere romanico dell'impianto generale, nel portale strombato (con affresco molto deteriorato nella lunetta), nelle massicce colonne interne in pietra e capitelli cubici istoriati e nella dimensione e distribuzione delle finestre ai lati: tre piccole monofore si aprono infatti solo nella parete nord, in ombra, mentre quella a sud esposta alla diretta luce del sole ne è totalmente priva, lasciando così l'interno in una raccolta penombra nella più classica tradizione romanica.

Le bande bianche e nere che si alternano sugli archi della facciata testimoniano l'influsso genovese derivato da Pisa.

La suggestiva chiesetta oggi sconsacrata è sede di concerti e mostre d'arte estive.

Cento metri più a monte si ergono i ruderi del Castello dei Clavesana il cui primo nucleo risale alla fine del Mille.

La struttura attorniata da altri ruderi medievali ha pianta poligonale a nord e quadrangolare a sud dove si apre il portale in grossi conci squadrati con arco a sesto acuto.

L'arco di ingresso immette sotto i volti a crociera della loggia oltre cui era il fabbricato centrale a due piani di cui restano oggi solo i muri perimetrali; al centro dello spiazzo c'è la base della torre quadrangolare dal lato di sei metri, databile attorno al Mille e di probabile motivazione antisaracena, che costituì il primo fortilizio della zona.

Di fronte all'ingresso del castello sorge la coeva chiesa di S. Nicolò che della originaria costruzione romanica ha conservato il lato a monte; il portale è d'epoca gotica.

Tornati sul sagrato della chiesa dei SS. Giacomo a Filippo percorriamo la stradina a sinistra per visitare il vicino piccolo nucleo di case cinquecentesche; passato il voltone c'è a sinistra una porta con architrave in pietra intagliata e quindi una bifora la cui colonnina centrale proviene dalla facciata della chiesa, mentre a destra si apre l'archivolto concluso dall'arco ogivale in pietra della porta che chiudeva l'accesso di ponente del borgo.

Tornando indietro verso la chiesa, superate le ultime case imbocchiamo a sinistra il sentiero in discesa che in circa duecento metri ci porta alla fontana del castello, d'epoca romana.

La vasca, costruita in pietra squadrata direttamente sopra la sorgente che la alimenta, è profonda più di quattro metri e lunga altrettanto, protetta da una volta a tutto sesto coperta da scaglie in pietra.

Di fronte le corre ancora oggi un tratto della via Julia Augusta (13 a.C.) che discendeva dal colle dirigendosi al ponte; la sorgente naturale favorì la costituzione qui di una "Mutatio", una stazione cioè di cambio dei cavalli e di sosta e ristoro per i viandanti, a metà strada fra gli insediamenti di Albium Ingaunum (Albenga) a levante e Servo e Lucus Bormani (Cervo e Diano Marina) a ponente.

Da qui guardando a monte possiamo cogliere lo scorcio della torre e della chiesa.

Tornando indietro, dalla stradina che ci riporta alla chiesa è ben visibile a valle il Ponte romanico (detto poi di S. Giovanni) su cui passava la via Julia Augusta diretta a Rollo.

Lungo un centinaio di metri e largo due, il ponte scavalca il torrente Mérula con dieci arcate, di cui sette con corda di sei metri rette da piedritti con doppio sperone in pietre squadrate di chiara epoca romana; le prime due a ponente e la prima a levante vennero rifatte molto più grandi nel Medio Evo nella tipica struttura a schiena d'asino.

Dalla chiesa torniamo indietro in auto sulla strada già percorsa, facciamo il giro della rotonda e prendiamo poi a destra all'incrocio la provinciale che, controllata sulle colline a sinistra da due circolari torri contro le invasioni turco barbaresche, si inoltra nella vallata seguendo il corso del Merula.