Altitudine: m 778 s.l.m.
Superficie: km2 31
Distanza da Imperia: km 32
Abitanti: nel 1881 757 - al 2017 226
Festa patronale: 28 Luglio - Santi Nazario e Celso
Informazioni: Comune tel. 0183 328713
Per quanto concerne l'etimologia del toponimo, più volte citato in vari documenti a partire dall'inizio del XIII secolo, esso conserva nella forma ufficiale la fase più antica del suo nome, mentre Mendàiga della dizione orale presenta la normale evoluzione fonetica tipica dell'area dialettale ligure.
Il toponimo è derivato con il suffisso - atico e quindi concordato al femminile come attributo di villa, da una base che rimane tuttavia assai incerta, e può forse essere identificata con il nome di origine preromana Mendus.
Un'altra teoria, non suffragata però da alcun documento attendibile, spiega l'origine del toponimo con la particolare ricchezza di acque del comprensorio mendaticese, dalla cui denominazione "manda acqua" sarebbe derivato il nome attuale della località.
L'originario borgo costituito dalle rustiche malghe dei pastori faceva parte del feudo dei Clavesana "alleati" di Genova cui il paese fu sempre soggetto rimanendo però estraneo, per la sua scarsa importanza economica e strategica, alle guerre di conquista di amici e nemici della Superba.
Le sue origini risalgono all'epoca della distruzione di Albenga ad opera dei Longobardi intorno alla metà del VII secolo.
Una parte degli abitanti, per sfuggire agli invasori, cercò rifugio nell'entroterra risalendo la valle Arroscia fino alla sua testata dove diede origine al vecchio borgo ora diruto.
Visita al Borgo
Qualche centinaio di metri prima dell'abitato quasi di fronte al camposanto imbocchiamo a sinistra la strada in sterrato che in trecento metri ci porta alla "Costa delle forche" bel punto panoramico dove venivano giustiziati i condannati.
Qui sorge la quattrocentesca chiesa di Santa Margherita sul cui fianco sinistro si apre il portale in pietra nera del 1512, protetto dal tettuccio ad arco in pietre grezze poggiante su mensole in pietra; dai medaglioni intagliati negli stipiti fanno buona guardia all'ingresso due maghi-custode.
Dalla vicina finestrella quadrangolare possiamo sbirciare all'interno, che conserva affreschi di Pietro Guidi anche sulle pareti e sull'abside traforata da una finestrella strombata a feritoia; dal fianco sinistro della chiesa, su cui si apre una porta secondaria, si ha una vista quasi vertiginosa sulla sottostante vallata.
Qui inizia il sentiero che porta alle cascate dell'Arroscia: superato sul ponticello medievale il rio Grupin, poi il Passo Luppa ed il Passo Serena si arriva in due ore di escursione al faggeto dove l'Arroscia precipita tra le rocce con un salto di una ventina di metri.
Il 24 giugno si celebra la "Festa dei pastori", in occasione della quale vengono indossati da uomini e donne i costumi locali e si suonano semplici strumenti musicali, usati come richiamo durante i mesi dell'alpeggio: il corno di capra e le grandi conchiglie marine.
Tornati indietro e ripresa l'auto entriamo nell'abitato voltando a destra al bivio che a sinistra prosegue per Monesi (attrezzato centro di sport invernali) e, parcheggiato sullo spiazzo a destra della via, saliamo a piedi superando una delle parecchie fontanelle in pietra datate 1866 che servono il borgo.
Osservato il portale in pietra nera a destra nello slargo arriviamo all'altra fontanella sopra cui, nei locali che già furono le prigioni del paese, ha sede oggi il modesto Museo Etnografico che espone attrezzi di lavoro e suppellettili domestiche del secolo scorso.
Continuando a salire a destra del museo giunti al voltone prendiamo a sinistra la gradonata in cubetti di porfido che ci porta alla chiesa dei Santi Nazario e Celso rifatta nel Settecento e decorata nella spoglia facciata dal tondo in marmo intagliato con Agnus, che conserva della costruzione originaria solo il quattrocentesco campanile in pietra squadrata con bella bifora sotto la cella campanaria; di fronte alla parete sinistra c'è la canonica, con architrave intagliato del 1535.
Risalendo a monte della chiesa via Mazzini raggiungiamo l'oratorio di Santa Caterina del 1896 con portale arricchito dalla statua in terracotta della santa; più a monte sorge l'oratorio di San Sebastiano ed ancora più in alto, a conclusione del nucleo abitato, la chiesa di San Rocco con due grandi angioli in marmo ai lati dell'altare.
Tornati all'auto proseguiamo sulla provinciale in direzione di Cosio D'Arroscia che raggiungiamo dopo aver attraversato il bosco.