Civezza

Altitudine: m 222 s.l.m.

Superficie: km2 34

Distanza da Imperia: km 9

Abitanti:
- nel 1881 1141
- al 2017 609

Festa patronale:
25 Aprile - San Marco Evangelista

Informazioni: Comune tel. 0183 930190


La tradizione vuole che Civezza sia stata fondata attorno al Mille da tre profughi veneziani (Arigo, Dolca e Ricca), il che spiegherebbe l'inconsueto culto di San Marco praticato nel borgo.

Per quanto concerne il toponimo, la sua più antica attestazione, contenuta in fonti medievali del XIII secolo e precisamente in atti del 1225 e del 1241, si riferisce al Torrente San Lorenzo, denominato aqua Civetie, che divideva il territorio di Santo Stefano di Villaregia da quello di Porto Maurizio.

Nessun collegamento con la Svizzera ma una sonanza con il toponimo di Civezza (Sivizzo).

Già dominio dei Clavesana dopo lo sfaldamento della marca arduinica, Civezza venne comprata nel 1162 dalla "genovese" Porto Maurizio cui rimase da allora sempre soggetta.

Visita al Borgo

Arrivando in auto aggiriamo l'abitato fino ad entrarvi a sinistra per via Dante ed andiamo poi a parcheggiare più avanti a destra sotto piazza Carducci.

Il paese si è sviluppato lungo la centrale via Dante che offriva alle due estremità gli unici varchi di accesso al borgo fortificato protetti rispettivamente dal campanile e da una torre; non ha grandi monumenti da offrire ma il suo modesto tessuto edilizio si è in gran parte ben conservato e ci propone così oggi la visita ad un semplice genuino borgo ligure di parecchi secoli fa.

Sulla parete della casa che domina il parcheggio si è conservata una meridiana.

A piedi a destra per via Dante e, superato lo scudetto in marmo nel sovrapporta al civico 2, raggiungiamo la piazzetta con fontanella centrale.

Tra le diverse strade che abbiamo di fronte imbocchiamo quella più a sinistra (via Tasso), fiancheggiata da arcaiche povere casette dai tetti a "ciappe", divise da vicoletti larghi poco più di mezzo metro; per entrare in pieno ambiente medievale scendiamo a sinistra per via Lavatoio e, passati sotto l'archivolto, ci ritroviamo in via Tasso; è questo il quartiere più povero del borgo, con solo qualche accenno di distinzione come lo scudo in marmo intagliato a Trigramma al civico 29.

Proseguiamo prendendo a destra per via Ariosto; all'angolo c'è una delle torri del paese, poi inglobata e mascherata dalle case.

Da qui passiamo sotto l'arco a sinistra, poi ancora a sinistra imboccando via Dante che, superata l'altana a destra in via Ortis, ci immette in piazza San Marco col suo classico ciottolato bianco e nero su cui sorge la parrocchiale chiesa di San Marco, originaria del Quattrocento ma poi interamente ricostruita nel 1783 su progetto di Tommaso Carrega.

All'interno è conservata nel terzo altare a destra una statua in legno della Vergine del 1645 ed una analoga in marmo del 1681 sta nell'ultimo altare a sinistra.

Il campanile domina tutta la vallata sottostante fungendo così anche da efficiente torre di avvistamento e conserva appunto, nella originaria parte inferiore, le feritoie che ne facevano un efficace baluardo a difesa dell'accesso meridionale al borgo.

Accanto alla chiesa sorge il barocco oratorio di San Giovanni fronteggiato dal palazzotto con bel portale barocco e colonna tortile, attuale sede della "Congregazione delle serve di Gesù Cristo".

A fianco dell'ingresso possiamo scendere sotto il grande voltone che regge l'intero sagrato; i più curiosi, inoltrandosi sotto questo voltone e poi sotto l'altro che si apre a sinistra troveranno inglobati nel muro di sinistra tronchi di colonna che pare sia tutto quanto rimane della chiesa originaria dopo il rifacimento del Carrega.

Tornando indietro lungo via Dante incontriamo altri piccoli segni di distinzione come lo scudo intagliato a Trigramma sull'arco che attraversa la via, l'edicola con statua della Vergine a destra all'angolo con via Ariosto, ed il portale in pietra nera e mensole al 49; sboccati in piazza Marconi scendiamo di qualche passo sulla sinistra e, superato il portale in pietra nera con Trigramma in marmo all'8, arriviamo al duplice archetto oltre il quale si apre la vista sulla valle ammantata di ulivi.

Tornati in piazzetta prendiamo a sinistra per via Dante superando via via il sovrapporta in marmo con Trigramma ed edicola al 16, l'architrave in pietra nera intagliato con Trigramma croce ed inziali F.B. al 23 e quello analogo con iniziali B.R. al 25.

Sopra il 29, parzialmente mascherata dal voltone, sorge una torre che ha conservato in alto le mensole delle caditoie; la vediamo meglio proseguendo lungo via Dante e voltandoci poi a guardare indietro.

Superato l'incrocio, allo sbocco della via in piazza Venezia troviamo la Torre degli Svizzeri, qui eretta a difesa della porta di levante del paese. Il baluardo, perfettamente conservato, ha pianta quadrata ed intatte caditoie a coronamento di tutto il perimetro; il lato che dà sulla strada conserva l'imposta di volta della porta oggi scomparsa che immetteva al borgo, e il finestrone attraverso cui il corpo di guardia controllava chi entrava ed usciva dal paese.

Tornati all'auto ridiscendiamo a valle andando a sinistra arriviamo alla barocca chiesetta di San Rocco, accanto all'asilo; da qui se ridiscesa la rampa svoltiamo a sinistra raggiungiamo in meno di un chilometro la barocca cappella della Madonna delle Grazie al centro del bivio che porta a Dolcedo a sinistra e ad Imperia a destra.

Tornando invece indietro sulla strada già percorsa, in corrispondenza del bivio per il camposanto troviamo sulla destra la chiesetta di San Salvatore con portichetto in pietra a sedili; l'interno è completamente spoglio.

Da qui in pochi chilometri torniamo sulla via Aurelia.