Altitudine: m 315 s.l.m.
Superficie: km2 14
Distanza da Imperia: km 30
Abitanti:
- nel 1881 1287
- al 2017 168
Festa patronale:
24 Giugno - San Giovanni Battista
Informazioni: Comune tel. 0184 409017
Secondo la tradizione Montalto Ligure è stata fondata prima del Mille da una coppia di sposi, cui poi si aggiunsero parenti ed amici, che si rifugiarono sull'allora selvaggio "Mons Autus" per sottrarsi all'applicazione dello "jus primae noctis" da parte di Oberto Conte di Ventimiglia.
Originariamente feudo del vescovo di Albenga Odoardo, il borgo entra nel 1153 a far parte dei domini di Anselmo de' Quadraginta di Lingueglietta e viene poi compreso nel feudo di Badalucco sotto i Conti di Ventimiglia, che nel 1259 lo vendono assieme a Badalucco, Triora e Carpasio, a Guglielmo Boccanegra rappresentante della Repubblica di Genova cui rimane da allora sempre soggetto.
Nel Quattrocento Montalto ottiene gli Statuti che ariamente modificati resteranno in vigore fino al 1803.
Il paese conserva l'originario impianto a "pagus" romano, con l'intatto tessuto medievale che ne fa uno dei centri storici meglio conservati del Ponente.
Visita al Borgo
Appena entrati in paese parcheggiamo in piazza Caduti all'inizio dell'abitato a sinistra subito dopo la curva e saliamo a piedi lungo la rampa in ciottolato che guardando il paese sale a sinistra per via Argentina sotto l'altissima mole dello slanciato campanile.
All'arco in pietra del voltone prendiamo a destra Salita San Giovanni Battista superando al civico 2 il portale con massicci stipiti monolitici ed architrave del 1533, fronteggiato dalla finestra-porta di antica bottega, e poco oltre al civico 8 l'altro portale con architrave intagliato a Trigramma fra le lettere I R.
Arriviamo così al sagrato della chiesa di San Giovanni Battista e San Giorgio, fondata nel 1407 e ristrutturata nel 1618, che oltre al bell'organo di Antonio Grinda del 1810 conserva all'interno il polittico dorato, trasferitovi dalla chiesa omonima, "San Giorgio con altri santi" del 1516 di Ludovico Brea, con storie di martiri nella predella; la cimasa (la parte superiore del polittico) venne trafugata da Napoleone ed è oggi conservata al Louvre.
Sulla parete destra c'è il cinquecentesco "Martirio di Santo Stefano" di Emanuele Macario e la "Resurrezione di Cristo" del 1563 di Luca Cambiaso.
Nella parrocchia è custodito il polittico "Madonna con Bambino" (1546) di Emanuele Maccario da Pigna.
Usciti dalla chiesa ed osservato l'architrave mutilo murato sotto la loggia di fronte saliamo sotto il voltone a destra per via Brea e fatti pochi gradoni voltiamoci per osservare la facciata, fronteggiata dalla casa con architrave intagliato a Trigramma, del quattrocentesco oratorio di San Vincenzo, costruito sul voltone che aggetta sulla piazza sottostante; conserva all'interno una cinquecentesca tavola di Francesco Brea.
Procedendo a sinistra sotto il voltone, superata la fontana con abbeveratoio in consunta pietra nera troviamo a sinistra, murati in una casa restaurata, due architravi decorati: il primo è del 1618, scolpito a Trigramma e lettere B A; il secondo, del 1655, è più piccolo e più decorato, intagliato a Trigramma in un doppio ovale col funereo "MEMENTO MORI" (Ricordati che devi morire).
Superata subito dopo una finestra-porta, passiamo sotto il voltone e saliamo quindi a destra per via Parlamento da cui sbocchiamo nello slargo con fontanella a vasca in pietra di fronte a due portali in pietra nera a sinistra; nell'architrave del secondo è intagliata la scritta: "CORNU BOS CAPITUR VOCE LIGATUR HOMO" (per le corna viene imprigionato il bue, con la voce l'uomo).
Pochi passi più avanti c'è a sinistra al civico 13 un altro portale con stipiti decorati e tettuccio sormontato da edicola; la strada si conclude poi con una casa arcaica.
Risaliamo la rampa a sinistra della fontana superando a destra due portali in pietra rispettivamente ad arco tondo e ad arco ogivale e poi l'altro sotto l'archivolto a sinistra; da qui prendiamo sotto il voltone a destra, osservando subito a sinistra il portale in pietra che è tutto quanto rimane del castello del Millecento, fronteggiato dalla lapide con Trigramma e tondi decorati murata alla base della scala.
Salendo a sinistra per via Castello superata la fontanella sotto il volto sbocchiamo fuori paese con vista sulla valle e sul santuario che fra breve visiteremo.
Tornando indietro prendiamo a sinistra per via IV novembre superando, dopo la strettoia, il portale a sinistra con uno stipite decorato a rosetta e proseguiamo tenendoci in piano oltrepassando la macina sotto il volto e poi la scala semicircolare; prendendo poi sotto il volto a destra sbocchiamo nella strada dove c'è il municipio e poco oltre a destra, al civico 23, un portale a tettuccio con Trigramma nell'architrave seguito al civico 11 da un altro portale in pietra.
Andiamo a sinistra ed attraversiamo il voltone che ospita l'edicola con scritta: "TU NOS AB HOSTE P(ro)TEGE" (Tu proteggici dal nemico), proseguendo poi lungo il fianco della chiesa; giunti sotto il voltone prendiamo a sinistra per via Costa, oltrepassando la fontana con vasca in pietra.
Arriviamo così al piccolo slargo che ci offre uno scorcio sui tetti a "ciappe", terrazzini con pergolato a vigna e scale in pietra del borgo; scesa la ripida scalinata con a destra piccoli orti torniamo sulla carrozzabile avviandoci a sinistra.
Superata la piazza dei Caduti dove abbiamo parcheggiato, prendiamo sempre a piedi la strada che si distacca a sinistra e poi la rampa che ne scende a destra raggiungendo in duecento metri la chiesetta di San Giorgio.
Eretta attorno al Millecento, la costruzione venne poi ritoccata due secoli dopo: dell'originario edificio romanico sono rimaste la parete nord e la copertura a capriate e, all'interno, le massicce colonne, il muretto divisorio ed il sedile in pietra lungo le pareti; la facciata in conci ben squadrati, il portale, l'abside ed il campanile sono invece in classico gotico trecentesco.
La facciata ha un semplice portale in pietra liscia con croce intagliata nella chiave di volta, sormontata da una bella bifora con colonnina in marmo a capitello decorato e dalla finestrella crociata; a sinistra si apre una stretta ed alta monofora, a destra sorge il rozzo campanile a cuspide decorato da archetti pensili.
La porta laterale destra è seminascosta dall'antistante cappella mortuaria, mentre quella di sinistra è murata.
L'interno schiettamente romanico, pavimentato a lastricato, è diviso in tre navate da robuste basse colonne raccordate da archi a tutto sesto e tagliato in due dall'arcaico muricciolo in pietra con sedile che separa lo spazio destinato ai catecumeni.
La quadrangolare abside centrale è decorata da affreschi trecenteschi rappresentanti gli Apostoli, sormontati da un ampio ovale con la figura del Cristo; è collegata all'aula da un ampio arco gotico in pietra affrescato nello specchio superiore con le ben conservate figure trecentesche di San Giorgio, la Vergine e un Santo, così come affrescata dalla figura di un Santo è anche la seconda colonna a sinistra.
Nell'abside centrale è murato a destra un armadietto in pietra nera ed un altro più semplice è nell'abside della navata destra; notevole il leggio in pietra nera a destra c'è un San Cristoforo del 1200.
Ripresa l'auto, dalla provinciale imbocchiamo questa stessa strada ma anziché scendere alla chiesetta proseguiamo dritti; dopo circa due chilometri di strada stretta, ripida, tortuosa e attraversata da fossatelli arriviamo al quattrocentesco Santuario della Madonna dell'Acqua Santa, la cui facciata è stata interamente rifatta nei recenti anni ‘30 con i due campaniletti donati da famiglie locali.
I numerosi ex-voto conservati nell'abside, dietro la robusta cancellata in ferro battuto, testimoniano i miracoli operati dalla fonte perenne inglobata nella chiesa.
La terza domenica di agosto si svolge la sagra della Frandura (una particolare torta di patate) farina, latte, olio e formaggio preparata secondo una ricetta gelosamente custodita dai cuochi del paese.
Tornati alla provinciale continuiamo a salire lungo la Val Carpasina finché arriviamo a Carpasio.