Altitudine: m 106 s.l.m.
Superficie: km2 12
Distanza da Imperia: km 50
Abitanti: nel 1881 1171 - al 2017 698
Festa patronale: 22 Luglio - Santa Maria Maddalena
Informazioni: Comune tel. 0184 208127
Ubicata alla confluenza dei torrenti Nervia e Merdanzo, Isolabona si è sviluppata ai piedi del castello dei Doria (nei primi secoli dopo il Mille era nota come "Castellum"); il borgo è sempre stato soggetto a Dolceacqua di cui ha seguito le vicende.
Visita al Borgo
Parcheggiata l'auto sulla strada entriamo in paese attraverso il romanico ponte del Molino ad una sola arcata con piccola edicola, da cui oltrepassati i volti sbocchiamo nella via principale del borgo.
Nello slargo c'è a sinistra la bella fontana medievale con vasca ottagonale in pietra e colonna centrale sormontata dalla vaschetta in marmo scolpita con i mascheroni erogatori dell'acqua; sulla copertura della vaschetta la data 1486.
Risalendo la via centrale raggiungiamo la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, originaria del Quattrocento ma poi ampiamente rimaneggiata in forme barocche e rifatta poi ancora nel 1836.
Nella piazza a destra i locali del Centro Anziani sono stati ricavati sotto l'ampia Loggia Municipale a grandi archi gotici in pietra retti dalla bassa colonna, loggia che conserva lo scalino in pietra con resti del ciottolato originario.
Di fronte c'è al civico 14 un bel portoncino intagliato ed in fondo alla piazza a destra case arcaiche, con una altana la cui bifora è stata privata della colonnina.
A sinistra della chiesa sorge il barocco oratorio della Santa Croce; imbocchiamo alla sua sinistra via Molino, superando sotto il secondo volto una finestra-porta e l'edicola nel successivo slargo; oltrepassato quindi il volto sotto l'edicola usciamo fuori dall'abitato per raggiungere, una trentina di metri dopo, le massicce mura del Castello dei Doria.
Su questo lato si apre una porta secondaria; proseguiamo attraversando la via asfaltata, e subito dopo imbocchiamo a sinistra la gradonata che ci porta all'ingresso principale.
Originariamente la costruzione era costituita dalla sola torre quadrangolare in conci squadrati, di poco posteriore al Mille, tuttora ben conservata pur se monca della parte superiore, con strette ed altissime feritoie, tre in alto ed altre due più in basso per ogni lato.
Attorno al Milleduecento, a ridosso della torre i Doria costruiscono in pietra arenaria il loro castello a pianta esagonale di cui restano oggi le mura perimetrali con ampi finestroni.
Di fronte abbiamo la porta di ingresso, sormontata ai due lati dalle ampie fessure attraverso cui erano manovrate le catene del ponte levatoio, che poggiava a terra sulle due mensoline in pietra ai lati della porta; i recenti restauri hanno ricostruito in qualche modo il piazzale antistante.
Spostandoci a destra presso la croce possiamo vedere sotto di noi lo strapiombo che rendeva inespugnabile questo lato del fortilizio, ed i possenti spalti del castello che domina il borgo.
Tornati alla chiesa andiamo a destra per via Guiglia e proseguiamo sotto gli archi tenendoci a sinistra arrivando, superato il volto di vicolo Scuro, all'incrocio la cui via a destra si conclude con l'edicola della Vergine; noi andiamo a sinistra, attraversiamo la via centrale pavimentata a cubetti di porfido e proseguiamo dritti per via Gioberti.
Giunti in fondo alla via prendiamo a sinistra per via Gelso e poi ancora a sinistra, passando accanto alla arcaica casa in ciottoli di fiume con bel sottile arco in pietra grezza a reggerne la scala.
Data un'occhiata sotto il volto a sinistra proseguiamo diritto poco più avanti, sotto l'archetto che attraversa la strada, è murata in alto a sinistra una palla in pietra di circa trenta centimetri di diametro, forse un'arcaica palla di cannone qui posta a memoria di un assalto subito.
Subito dopo andiamo a sinistra sotto l'alto volto a crociera, in cui si aprono a destra il portoncino intagliato e quindi al civico 2 un portale in pietra con tettuccio, malinconiche memorie di una floridezza passata; all'incrocio con via Gioberti voltiamo a destra, attraversiamo la strada proseguendo fino in fondo a via Orsini, con altre rustiche case in nuda pietra di fiume, e giunti in fondo alla via a sinistra prendiamo via Ruffini per sboccare nello slargo con fontana da cui torniamo all'auto.
Risalendo la provinciale poco dopo raggiungiamo il camposanto, dove sorge la romanica chiesetta di Santa Maria costruita nel Millecento.
La chiesa, molto spoglia, è a tre navate divise da due bassi pilastri collegati da archi a tutto sesto; la copertura è a botte.
Nella lunetta sopra l'antico ingresso c'è l'affresco "Battesimo di Cristo"; un altro affresco del Battista è nel riquadro della facciata, sormontato da un oculo ovale.
Sulla parete destra si aprono due feritoie e due finestre rettangolari.
Poco più avanti sorge sul ciglio della provinciale il piccolo santuario della Madonna delle Grazie, il cui porticato venne rifatto nel Seicento sulla originaria cappella affrescata nel secolo precedente da anonimo pittore del nord Italia.
L'interno della chiesa è interamente decorato da affreschi: sulla prima volta a crociera è raffigurata da un lato la Vergine con i Re d'Israele, mentre lo spicchio a destra riporta l'albero di Jesse (albero genealogico di Gesù Cristo); le altre volte e le pareti sono decorate da affreschi con storie della vita di Maria.
Continuando a salire lungo la provinciale, poco prima di Pigna c'è il bivio da cui prendendo a sinistra si può effettuare una splendida escursione montana fino alla Gola di Gouta e a Margheria dei Boschi, al confine con la Francia.
Proseguendo invece lungo il Nervia in due chilometri arriviamo a Pigna.