Le Grandi Guerre

Dolceacqua -  Cripta di San Giorgio - Stemma unificato Doria/Grimaldi
Dolceacqua - Cripta di San Giorgio - Stemma unificato Doria/Grimaldi

Nel 1579, Emanuele Filiberto si compra anche Prelà.

Quando poi - nel 1625 - i Savoia acquistano pure il marchesato di Zuccarello, Genova decide che è ora di farla finita: finanziata dalla Spagna (con cui era alleata già agli inizi del 1500), dichiara guerra ai Savoia che trovano nella Francia una preziosa alleata. 

Ne seguono disastri senza fine: per circa cinquant'anni, tutto il Ponente è devastato dai due eserciti in un susseguirsi di scontri in ogni suo centro grande o piccolo.

I primi anni sono i peggiori. Nel 1625, i Genovesi distruggono il castello di Borgomaro e Vittorio Amedeo di Savoia demolisce quello di Pieve di Teco; nel 1628, Felice di Savoia distrugge Molini di Triora.

Le devastazioni continuano e, ancora nel 1672, i Sabaudi demoliscono fra l'altro il castello di Rezzo del XII secolo, le chiese dell'Annunziata e di San Bernardo ad Olivetta San Michele, devastano Perinaldo e ne distruggono il castello; sulla costa, Oneglia si ritrova al centro dei conflitti poiché era il porto sabaudo da cui partivano le spedizioni di conquista.

E così via, paese per paese, nessuno si salva dagli uni o dagli altri e molto spesso da entrambi in rapida successione. Ma, più che i cannoni, i veri disastri li combinano i soldati prima dell'una e poi dell'altra parte, violentando, devastando e mettendo a sacco casa per casa ogni città attraversata: a nome di tutte Ventimiglia, stuprata dalla soldataglia di Vittorio Amedeo di Savoia, bollerà per sempre i Piemontesi col lapidario "Meglio i Turchi".

La pace sarà poi firmata nel 1673, ma il Ponente Ligure - così frammentato al suo interno e stretto fra tre grandi potenze quali Genova, la Francia ed i Savoia- continuerà ad essere appetito da tutti e, fra una scaramuccia e l'altra dei signorotti locali, terreno di scontro fra i ben più potenti eserciti stranieri.

Nel 1740, muore Carlo VII d'Austria e scoppia la guerra di successione tra le alleate Francia, Spagna e Prussia cui si unirà poi anche Genova, contro Austria, Inghilterra e i Savoia.

Il conflitto si concluderà nel 1748 con la pace di Aquisgrana che lascerà tutto come prima; intanto, però, durissime battaglie (fra l'altro, nel 1745, le artiglierie franco-spagnole demoliscono per sempre il bel castello di Dolceacqua) hanno devastato praticamente ogni città della Riviera che, per otto anni, è stata attraversata in lungo ed in largo, bombardata e saccheggiata sia dall'esercito franco-spagnolo (sessantottomila uomini), sia da quello opposto non meno famelico, numeroso e feroce.

La fine del secolo ci regala una nuova invasione: questa volta (1793) è la Rivoluzione Francese che porta le truppe della neonata repubblica d'oltralpe nel Ponente guidate dal generale Massena a combattere il reazionario Vittorio Amedeo di Savoia; l'astuta Genova, anziché difendere il proprio territorio dall'invasore straniero, si guarda bene dall'intervenire e se ne sta alla finestra, ben felice che siano i Francesi a toglierle dal fuoco la patata bollente degli invadenti piemontesi.

Nel 1796 arriva così Napoleone che, in soli ventidue giorni, chiude la campagna, obbliga il Piemonte all'armistizio di Cherasco e riorganizza politicamente tutto il territorio; a premio della sua acquiescenza, Genova è nominata capitale della neonata Repubblica Ligure che unifica sotto il suo dominio l'intera regione. La Superba corona così finalmente il suo secolare sogno di riconosciuta Potenza internazionale.

Ma è solo un'illusione di breve durata. Spentasi la meteora napoleonica, il Congresso di Vienna (1815) ridisegna la carta dell'Europa restaurata e la cinica corsa della Superba verso i suoi grandi destini è stroncata per sempre dall'unico grave errore politico commesso: l'aver cioè puntato tutto su Napoleone lasciando via libera alle sue truppe contro i Piemontesi.

I restauratori non le perdonano quest'ultima furbata ed assegnano l'intera Liguria al Regio Stato di Piemonte e Sardegna che se la annette, riducendo per sempre Genova al rango di semplice città di provincia.

In conseguenza della sua storia, ancora oggi la Liguria rimane una Regione con una sola grande città, Genova appunto, mostruosamente sproporzionata rispetto agli illanguiditi paesi tuttora suoi sudditi, strangolati tutti nella culla dalla loro cinica matrigna.